L’ipertensione
arteriosa in gravidanza rappresenta un rilevante problema di salute pubblica
per donne e neonati, sia per la frequenza (interessa circa il 10% delle donne
gravide) sia per la gravità, in quanto – se non correttamente diagnosticata e
trattata – può determinare gravi conseguenze per la donna (es. ictus, mortalità
materna e aumento del rischio cardiovascolare) e per il neonato (es. basso peso
alla nascita, necessità di cure intensive neonatali).
«Di questa
patologia si parla relativamente poco spesso affrontando solo la punta
dell’iceberg, ovvero la preeclampsia, già nota come gestosi, che complica circa
il 5% delle gravidanze». Per massimizzare l’efficacia delle strategie
preventive, invece, bisogna prendere in considerazione sia l’ipertensione
cronica (diagnosticata prima della gravidanza o entro la 20a settimana di
gestazione), sia quella gravidanza-correlata che include ipertensione
gestazionale e preeclampsia, condizione a volte fatale.
Infatti, il Primo
Rapporto sulla sorveglianza della mortalità materna documenta che i disordini
ipertensivi della gravidanza sono al secondo posto tra le cause dirette di
morte materna nel periodo 2006-2012 e al terzo posto nel periodo 2013-2017.
«Caratteristiche
e storia naturale dell’ipertensione in gravidanza dimostrano che questa
condizione, spesso sottovalutata e la cui gestione va oltre il periodo della
gravidanza, viene trattata esclusivamente dal team ginecologico. Al contrario,
le cure primarie devono giocare un ruolo chiave nella prevenzione, nel
trattamento di prima linea e nel monitoraggio in gravidanza e dopo il parto». I
medici di famiglia devono saper gestire adeguatamente questa condizione, ove
opportuno indirizzare la donna verso l’assistenza specialistica e monitorarla
nel post partum, perché i disturbi ipertensivi in gravidanza aumentano sia il
rischio di ipertensione in gravidanze successive, sia quello di patologie
cardiovascolari a lungo termine.
«Le linee guida NICE (ora anche in Italiano) enfatizzano
la necessità di un’adeguata e completa informazione alla donna, con la quale
vanno condivise sia le opzioni terapeutiche dell’ipertensione in gravidanza e
nel post partum (anche per non compromettere l’allattamento al seno), sia le
adeguate strategie di prevenzione per ridurre il rischio di morbilità
cardiovascolare a lungo termine».