sabato 25 novembre 2017

IL CUORE INFRANTO? UN TERMINE PER SPIEGARE LA CARDIOMIOPATIA DI TAKOTSUBO.



Non è solo un disturbo più diagnosticato perché sempre più conosciuto. “La sindrome di Tako-Tsubo, una cardiomiopatia da stress nota anche come disturbo del ‘cuore infranto‘, ha un’incidenza sempre maggiore, soprattutto fra le donne, perché la vita è diversa da quella del passato e ci espone a più sofferenze, solitudini e difficoltà. Di recente nè vediamo sempre diù casi di donne con il "cuore infranto". Insomma, il ‘cuore infranto’ “a causa di un lutto, di abusi o violenze, o di un qualsiasi altro forte stress, non solo si riscontra di più, ma è propriamente più diffuso“.
Domani è la Giornata contro la violenza sulle donne e anche noi medici dobbiamo mettere in evidenza le conseguenze che gli abusi possono portare a livello cardiaco: “La medicina oggi finalmente differenzia per molte malattie il sesso maschile da quello femminile e il cuore delle donne oggi sappiamo è maggiormente a rischio di Tako-Tsubo, una sindrome coronarica acuta con albero coronarico indenne da placche ateromatosiche, ma dovuto a un forte spasmo che provoca restringimento dei vasi e infarto, ugualmente grave e rischioso per la vita“.
Le donne, a causa di fattori ormonali sono particolarmente fragili di fronte alle condizioni di stress, di qualsiasi tipo. In passato quello del ‘cuore infranto’ era una malattia più rara, mentre ora è in forte aumento: c’e un maggiore impatto dello stress sulla popolazione, la vita è sempre più irregolare e i contesti familiari meno rappresentati. C’è più solitudine e sofferenza che in passato, e la secrezione di adrenalina pesa tantissimo in queste situazioni, portando a questa particolare sindrome coronarica acuta.
Già dal 2008 avevo descritto questa nuova entità clinica nell' occidente che prima di noi solo i giapponesi avevano identificato e denominato col nome Cardiomiopatia di TAKOTSUBO.
E con questo moto "prendere cura dei cuori delicati" vi auguro una buona serata

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venerdì 17 novembre 2017

CUORE E BATTICUORE. EVENTO LIONS ROMAGNA



...Ieri è stata una serata bellissima! Volevo ringraziare il presidente del Lions Club Romagna Dr. D. Donigaglia per l' invito ma anche tutti i partecipanti che con le loro domande hanno reso l' evento vivace e in questo modo abbiamo condiviso le nostre esperienze. 
Perchè secondo me il patrimonio della conoscenza va condiviso per il bene della collettività. Il bene collettivo sempre ritorna anche a livello personale.


Inserisco qui il link delle diapositive dell' evento per chi le volesse consultare




giovedì 16 novembre 2017

GUIDA PRATICA PER L` USO DEGLI ANTICOAGULANTI ORALI.

La coagulazione è un meccanismo di protezione: quando accidentalmente ci procuriamo una ferita il sangue cessa di fuoriuscire grazie all’interazione dei fattori della coagulazione e delle piastrine che formano un “tappo”, il cosiddetto trombo. Gli anticoagulanti orali o dicumarolici (Warfarin- Coumadin
e Acenocumarolo- Sintrom) sono farmaci in grado di modificare la capacità di coagulare del sangue, riducendo il rischio della formazione di trombi in pazienti che, per la loro malattia, corrono questo rischio. Per saperne diu cliccare sul link anticoagulanti orali

mercoledì 4 ottobre 2017

PARLIAMO DI FIBRILLAZIONE ATRIALE NELLE DONNE !

Le donne che soffrono di fibrillazione atriale sono più a rischio di ictus o infarto, scompenso cardiaco e morte rispetto agli uomini che soffrono dello stesso problema.


DOPO UN ALNALISI di 4 milioni di persone
Uno studio internazionale condotto dalle università di Oxford, Sydney, Toronto e Boston e pubblicato sul British Medical Journal, ha rivelato  che la fibrillazione atriale colpisce più il genere femminile ed è molto più pericolosa per le donne che per gli uomini. Per dimostrarlo hanno analizzato trenta studi, condotti su più di quattro milioni di persone, e hanno messo in relazione la presenza di questo problema con tutte le cause di mortalità:  cardiovascolare, ictus, infarti non mortali e scompenso cardiaco. Secondo i dati riscontrati, la fibrillazione atriale è associata a un rischio relativo di mortalità globale del 12 per cento in più nelle donne rispetto agli uomini. In particolare predispone in maniera importante a ictus, eventi cardiaci mortali e scompenso cardiaco.

Quando parliamo di fibrillazione atriale?
La fibrillazione atriale è un disturbo del ritmo cardiaco molto diffuso. In pratica gli atri (due delle quattro cavità cardiache) non si contraggono in sintonia con i ventricoli: il risultato è che nelle cavità atriali si formano coaguli di sangue che possono andare in circolo e occludere le arterie, provocando, appunto, ictus e altri incidenti cardiovascolari. Per questo la fibrillazione atriale è considerata un importante fattore di rischio per queste patologie e lo confermano i dati: nel 2015 ne hanno sofferto 33,5 milioni di persone sull’intera popolazione mondiale.
Perché le donne rischiano di più?
Non sono ancora chiare le ragioni che causano il maggior rischio per le donne, ma gli esperti invitano a non sottovalutare questa particolare condizione e a prestare maggiori risorse e attenzioni alla prevenzione e al trattamento della fibrillazione atriale rivolti alla popolazione femminile.


Cosa scrivono i giornali

 

giovedì 14 settembre 2017

OBESITA ADDOMINALE? ASSOCIAZIONE CON LA SINDROME CARDIOMETABOLICA

Oggi ho deciso di scrivere due parole sempre in tema di prevenzione cardiovascolare. Lo spunto viene tratto ...da come si mangia !
Beh non è una novità che nel bel paese si mangia BENE ! ma cosa ? tanti carboidrati ! che sia pasta fresca o no cambia poco. Poi se sono cappelletti o passatelli della Romagna anche questo non cambia il risultato. Il rischio è di sviluppare obesità e la cosidetta sindrome metabolica. 


La sindrome metabolica è caratterizzata da una serie di fattori di rischio di origine metabolica tra loro correlati, che direttamente sono responsabili della promozione dello sviluppo del processo aterosclerotico (ASCVD). I pazienti con sindrome metabolica sono anche a elevato rischio di sviluppare diabete mellito tipo II. Da sottolineare inoltre che vi è un’altra serie di fattori di rischio che predispongono ai fattori di rischio metabolici: i fattori di rischio sottostanti. fattori di rischio metabolici principali sono l’ipertensione, l’elevato valore di glicemia e la dislipidemia (elevato valore di trigliceridi, di apolipoproteina B, elevato valore di LDL piccole, ridotto livello di colesterolo HDL). Tutte queste caratteristiche rendono l’individuo a rischio per manifestazioni trombotiche e infiammatorie. I principali fattori di rischio sottostanti sembrano essere l’obesità addominale, l’insulino resistenza, l’inattività fisica, l’invecchiamento, lo squilibrio ormonale. Diversi studi hanno evidenziato come il grasso viscerale sia maggiormente associato all’insulino resistenza rispetto a qualsiasi altra disposizione di tessuto adiposo. La crescita in modo molto preoccupante di obesità negli Stati Uniti è la causa dell’altrettanto preoccupante crescita in termini percentuali di soggetti con sindrome metabolica. E’ doveroso però sottolineare che alcuni soggetti sono affetti da sindrome metabolica con solamente un grado lieve di obesità distribuita su tutto il corpo. Queste persone sono spesso originarie del Sud Asia e hanno la caratteristica di essere intrinsecamente insulino resistenti, situazione che è poi enfatizzata da un’obesità addominale lieve. Di contro le persone con un insulino resistenza lieve possono sviluppare la sindrome metabolica se presentano una marcata obesità addominale. Tutto ciò non fa altro che sottolineare come la distribuzione corporea del tessuto adiposo, particolarmente l’eccesso a livello addominale, svolge un ruolo importante nell’eziologia della sindrome metabolica. Inoltre non va dimenticato come l’insulino resistenza e la sindrome metabolica sono associate ad altre condizioni come steatosi epatica, sindrome dell’ovaio policistico, calcoli di colesterolo, apnee notturne, lipodistrofia.
Ecco mi fermo qui anche perchè l' argomento è molto lungo e non voglio entrare in accademismi non comprensibili dal pubblico.

Un caro saluto a tutti 




Dr. A. Antonopulos

martedì 18 luglio 2017

ALCUNI CONSIGLI PER I PORTATORI DI ICD (DEFIBRILLATORI IMPIANTABILI)



Vivere con un defibrillatore cardioverter impiantabile (ICD)


La maggior parte delle persone riprende le normali attività quotidiane dopo essere stata sottoposta all'impianto di un defibrillatore e svolge le stesse attività che svolgeva prima dell'impianto.


Lo stile di vita cambia con il defibrillatore:

  • La protezione offerta dal dispositivo aiuta a recuperare fiducia e libertà.

Possono essere indicate certe limitazioni (evitare certe situazioni) in genere determinate dal proprio stato di salute generale, dal proprio medico e/o dalle leggi del paese (per esempio, molte persone, quando si manifesta un ritmo cardiaco rapido, possono perdere i sensi. Ciò può essere pericoloso quando si guida l'auto, la barca, o un altro tipo di veicolo, si nuota da soli, o si sta salendo su una scala).

Il cambiamento dello stile di vita quale l'alimentazione, il movimento e l'evitare lo stress -- sebbene siano estremamente importanti in tutte le fasi della vita per il controllo di coronaropatie -- non modificheranno né elimineranno il disturbo del ritmo cardiaco alla base (VT o VF), per cui sono prescritti i defibrillatori impiantabili.

Ricevere la terapia di defibrillazione
Quando l'ICD eroga la terapia, fa esattamente quello per cui è stato progettato -- protegge le persone dall' arresto cardiaco improvviso.

Dopo l'impianto, è normale per le persone aver bisogno di tempo per abituarsi a vivere con un ICD e accettare il fatto che riceveranno la terapia in caso di necessità. I portatori di ICD riferiscono che durante questo adattamento è particolarmente utile :

  • Comprendere la terapia del dispositivo e rimanere informati.
  • Avere un piano di azione nel caso in cui il dispositivo eroghi la terapia :
    • Tenere con sé una scheda di identificazione del defibrillatore in un posto di facile accesso, come nel portafoglio - consultare il proprio medico o la casa produttrice del dispositivo per ulteriori informazioni.
    • Portare con sé un elenco dei farmaci e dei dosaggi.
    • Tenere i numeri di telefono di emergenza in un posto di facile accesso.
    • Sapere cosa fare quando il defibrillatore eroga una scossa.
    • Informare i collaboratori più stretti, i compagni di viaggio ecc. della presenza del defibrillatore.
    • Quando si viaggia in aereo, informare il personale di sicurezza della compagnia aerea della presenza del defibrillatore.
    • Incoraggiare i membri della propria famiglia a seguire un corso di rianimazione cardiopolmonare.

Lavorare a stretto contatto con il proprio specialista, al fine di stabilire il

  • protocollo ed il follow-up.
  • Coinvolgere tutte le reti di supporto (famiglia, amici, gruppo di sostegno, consulenti, ecc.).
Praticare le strategie di prevenzione, quali rilassamento ed esercizio fisico regolare

lunedì 26 giugno 2017

INSUFFICIENZA DELLA VALVOLA MITRALE: Una patologia cardiaca con nuove conoscenze per la terapia


... si dice che il fiume non torna mai indietro...
Eppure nel caso dell' insufficienza della valvola mitralica questo può ritornare ...
Ed è proprio quel che si verifica nella circolazione cardiaca a livello della “mitrale”, la valvola che nella parte sinistra del cuore separa l’atrio dal ventricolo. In condizioni normali, il sistema valvolare grazie ai suoi lembi che si aprono e chiudono permette al sangue di passare dall’atrio al ventricolo, solo in un senso. Ma se la valvola subisce alterazioni, il sangue cambia rotta. E torna indietro. In quantità variabile (a seconda della gravità della malattia) e in direzione opposta al senso di marcia. Il guaio è ancor più serio per chi già è affetto da scompenso cardiaco (quando il miocardio fa fatica a pompare il sangue nei vari organi e tessuti). In Italia ne soffre quasi un milione di persone. E, dagli ultimi dati, l’80% dei pazienti ha problemi alla valvola mitralica. Per correggerli si ricorre sempre più spesso ai cosiddetti interventi percutanei mininvasivi, mirati alla sostituzione o alla “riparazione” della valvola, procedure che si effettuano in un laboratorio di Emodinamica. Inoltre la correzione chirurgica in minitoracotomia non è esclusa. Ovviamente i casi vanno valutati dal cardiologo per selezionare la terapia personalizzata ottimale. Un altra componente da prendere in considerazione è la sottostima della disfunzione funzionale della valvola mitrale e la disparità nelle prestazioni al livello nazionale. Quindi, si consiglia valutazione attenta del paziente, la concomitanza con un scompenso cardiaco o meno e la valutazione chirurgica per escludere i pazienti ad alto rischio chirurgico che possono usufruire dalla correzione meno invasiva come quella percutanea.

Un caro saluto a tutti

martedì 18 aprile 2017

SOSTITUZIONE DELLA VALVOLA AORTICA PER VIA PERCUTANEA.

UNA SCELTA AFFIDABILE IN PAZIENTI BEN SELEZIONATI CON STENOSI VALVOLARE AORTICA.



Come molti di voi avranno sentito la stenosi valvolare aortica costituisce oggi la patologia valvolare di più comune riscontro in Italia e nel resto dei paesi industrializzati. Questo fondamentalmente è dovuto ad un significativo incremento della durata media di vita della popolazione ed al marcato declino della prevalenza del reumatismo articolare acuto. Si manifesta principalmente come stenosi aortica calcifica in adulti di età avanzata (2-7% della popolazione >65 anni). Nella stenosi aortica degenerativo-calcifica, la variante al giorno d’oggi di più frequente riscontro, la comparsa dei sintomi avviene in genere dopo la sesta-settima decade di vita e coincide solitamente con la riduzione dell’area valvolare aortica al di sotto di 0.8-1.0 cm² e con il venir meno dei meccanismi di compenso.
La comparsa dei sintomi costituisce uno punto cruciale nella storia naturale della malattia, provocando un repentino e drammatico peggioramento della prognosi; è noto infatti che in assenza di intervento chirurgico, l’aspettativa media di vita è di circa 2-3 anni dopo l’insorgenza di angina pectoris o sincope e di 1-2 anni dopo un episodio di di scompenso cardiaco congestizio.

La Euro Heart Survey (un registro europeo) ha evidenziato che circa un terzo dei pazienti con valvulopatia di interesse chirurgico non viene operato o perché non inviato alla chirurgia o perché rifiutato dal cardiochirurgo in ragione dell’età avanzata, ma in modo particolare per la presenza di comorbidità.

L’impianto percutaneo della valvola aortica (TAVI) può essere considerato come un’alternativa all’intervento di sostituzione valvolare chirurgico tradizionale in caso di controindicazione e/o alto rischio chirurgico se tale approccio è di pari efficacia clinica e presenta un rischio più basso.

Il rischio chirurgico viene valutato tramite algoritmi particolari (come il EUROscore , STS score, ecc) che valutano il rischio di morte predittivo per i pazienti che devono essere sottoposti a cardiochirurgia.
Attualmente pazienti con un Euro SCORE superiore a 15 sono considerati pazienti ad alto rischio e pertanto potrebbero essere candidati all’impianto percutaneo. In questa categoria di pazienti l’impianto di valvola aortica transcatetere (Transcatheter Aortic Valve Implantation, TAVI) costituisce una strategia molto promettente i cui primi risultati sembrano essere molto incoraggianti, se si tiene conto del bias derivante dal trattamento di pazienti estremamente complessi.

Diversi studi hanno valutato l’efficacia e la fattibilità di tale procedura mediante l’utilizzo delle due protesi valvolari attualmente disponibili sul mercato (la Medtronic-CoreValve autoespandibile e la valvola Edwards-SAPIEN), nonché i diversi tipi di approccio utilizzabili (transfemorale, transascellare, transapicale e transaortico).

Fino ad oggi si registrano dei risultati molto buoni, ed in concomitanza con  i nuovi studi incoraggianti che supportano tale approccio, forse in un futuro non molto lontano sempre un maggior numero di pazienti con questa patologia verrà trattato con questo intervento che avviene totalmente per via percutanea.

domenica 29 gennaio 2017

International Congress of Critical Care Medicine 2016

Alcuni punti tratti dalla mia presentazione al Congresso Internazionale della Medicina di Terapia Intensiva e Rianimazione

post interessanti

Progetto: Prevenzione dell` ICTUS CEREBRALE in collaborazione col LIONS Club FVF

    L` obiettivo la Prevenzione La Fibrillazione Atriale è un importante fattore di rischio e comporta un aumento del rischio di ICTUS d...