mercoledì 30 agosto 2023

Trattamento delle malattie cardiovascolari in pazienti con diabete. Novita dalle linee guida Europee.

  LEGGIAMO OGGI DAL QUOTIDIANO DELLA SANITA: nuovi indirizzi nella prevenzione e terapia dei pazienti con diabete mellito e scompenso cardiaco. Un nuovo punteggio per la stratificazione del rischio CV....

Nuovo punteggio SCORE2-Diabetes: stima del rischio di malattie cardiovascolari a 10 anni - Gli esperti dell’ESC hanno sviluppato un algoritmo disponibile in una app, SCORE2-Diabetes che supera i limiti dei modelli precedenti. “Dato che avere il diabete ha un impatto importante sulla prognosi – spiega una nota – è della massima importanza valutare il rischio cardiovascolare negli individui con diabete che non abbiano ancora evidenza clinica di malattia cardiovascolare al fine di individuare quelli a rischio più alto nei quali si deve immediatamente attivare la massima prevenzione correggendo stili di vita e implementando la terapia più adeguata”.

Quando si valuta il rischio cardiovascolare in individui con diabete di tipo 2, è importante considerare i diversi elementi della storia naturale di malattia: l’anamnesi medica e familiare con rilevazione dell’età al momento della diagnosi, i sintomi, i risultati degli esami (in particolare glicemia e colesterolo), i risultati di test di laboratorio e di altri test diagnostici oltre agli stili di vita come il fumo e l’attività fisica.

Le attuali Linee guida raccomandano l’uso del modello SCORE2-Diabetes che stima il rischio a 10 anni in individui con diabete di età compresa tra 40 e 69 anni che non abbiano ancora evidenza di malattia cardiovascolare (ASCVD) o renale (TOD), e per stimare il rischio individuale a 10 anni di eventi CVD fatali e non fatali (Infarto del miocardio, ictus).

“Le nuove raccomandazioni prevedono l’uso degli inibitori SGLT2 e/o gli antagonisti del recettore GLP-1 per ridurre significativamente il rischio di infarto e ictus in tutti i pazienti con diabete e malattia CV. Un obiettivo speciale è poi la gestione dell’insufficienza cardiaca: i pazienti con diabete, infatti, presentano un rischio da due a quattro volte superiore rispetto a quelli senza diabete: la terapia con inibitori di SGLT2 ha ridotto le probabilità di ricovero e morte”.


 

 

 

giovedì 29 giugno 2023

ADIPOSITA E SCOMPENSO CARDIACO? UN LAVORO SCIENTIFICO RECENTE CONFERMA LA FORTE ASSOCIAZIONE.

Una revisione della letteratura e metanalisi pubblicata sul Journal of the American Heart Association suggerisce l’esistenza di forti associazioni tra adiposità e scompenso cardiaco. L’associazione con l’adiposità sarebbe più forte per lo scompenso con frazione di eiezione conservata rispetto a quello con frazione di eiezione ridotta, e questo fatto indicherebbe la presenza di diversi meccanismi nell’eziopatogenesi dei sottotipi della malattia. “Abbiamo voluto quantificare le associazioni tra le misure della composizione corporea e il rischio di scompenso cardiaco e dei suoi sottotipi nella popolazione generale” afferma Ayodipupo Oguntade, della University of Oxford, Regno Unito, primo nome dello studio.

I ricercatori hanno esaminato i database Medline, Embase e Global Health per scegliere studi prospettici che riportassero la composizione corporea e il rischio di scompenso cardiaco.

Gli esperti hanno incluso nella loro revisione e metanalisi 35 studi. Il rischio relativo (RR) per indice di massa corporea superiore di 5 kg/m2 era pari a 1,42, per 10 cm di circonferenza vita in più a 1,28 e per 0,1 unità in più di rapporto vita-fianchi a 1,33. Le stime aggregate dei pochi studi che hanno riportato dati sul grasso regionale hanno suggerito un’associazione positiva significativa tra il rischio di scompenso cardiaco e grasso viscerale (RR, 1,08) e pericardico (RR, 1,08). Tra i sottotipi di scompenso cardiaco, le associazioni erano più forti per scompenso cardiaco con frazione di eiezione conservata rispetto allo scompenso cardiaco con frazione di eiezione ridotta. Nessuno studio ha valutato gli effetti della massa magra.

“Saranno necessari ulteriori studi per valutare il ruolo della massa grassa regionale e della massa magra nel rischio di insufficienza cardiaca” concludono gli autori.

Per approfondire cliccare sul link https://www.ahajournals.org/doi/10.1161/JAHA.122.029062

 


 

 

 

 

mercoledì 24 maggio 2023

PICCHI IPERTENSIVI NELLE AUTOMISURAZIONI DELLA PRESSIONE ARTERIOSA A DOMICILIO. DA UN RECENTE STUDIO SI EVIDENZIA CHE AUMENTA IL RISCHIO DI ICTUS CEREBRALE.

 

 
 
 
 Sebbene la misurazione della pressione arteriosa domiciliare sia raccomandata per la gestione dell'ipertensione, le implicazioni cliniche dei valori di picco della pressione arteriosa domiciliare non sono state ben studiate. Questo studio ha valutato l'associazione tra soglia patologica o frequenza del picco pressorio domiciliare ed eventi cardiovascolari in pazienti con ≥1 fattore di rischio cardiovascolare. Lo studio Japan Morning Surge-Home Blood Pressure (J-HOP) ha arruolato pazienti ipertesi dal 2005 al 2012 con un follow-up esteso da dicembre 2017 a maggio 2018, che ha generato il set di dati per questa analisi. La media della PA sistolica di picco domiciliare (SBP) è stata definita come la media dei tre valori PA più alti in un periodo di misurazione di 14 giorni. I pazienti sono stati divisi in quintili di picco della pressione arteriosa domiciliare ed è stato determinato il rischio di ictus, malattia coronarica (CAD) e malattia cardiovascolare aterosclerotica (ASCVD; ictus + CAD). In 4231 pazienti (media 65 anni) seguiti per 6,2 anni si sono verificati 94 ictus e 124 eventi CAD. L'hazard ratio aggiustato (HR) (IC 95%) per il rischio di ictus e ASCVD nei pazienti con picco medio di SBP domiciliare nel quintile più alto rispetto a quello più basso era rispettivamente di 4,39 (1,85-10,43) e 2,04 (1,24-3,36). Il rischio era maggiore per l'ictus nei primi 5 anni: HR 22,66 (2,98-172,1). La soglia patologica del picco medio di SBP domiciliare per il rischio di ictus a 5 anni era di 176 mmHg. C'era un'associazione lineare tra il numero di picchi di SBP domiciliare > 175 mmHg e il rischio di ictus. 

Il picco della pressione arteriosa domiciliare era un forte fattore di rischio per l'ictus, soprattutto nei primi 5 anni. Gli autori propongono che un picco di SBP domiciliare > 175 mmHg sia un nuovo e forte fattore predisponente di rischio per l'ictus. 


Per approfondire cliccare sul link https://www.nature.com/articles/s41440-023-01297-9

sabato 6 maggio 2023

PREMIAZIONE CON IL TITOLO FELLOW MELVIN JOHNES DAL LIONS CLUB FAENZA VALLI FAENTINE

Durante una cerimonia particolare il LIONS CLUB FAENZA VALLI FAENTINE mi ha nominato fellow of Melvin Johnes. In questa cerimonia erano presenti il presidente Daniele Donigaglia che ha presentato ed effettuato la premiazione e l` ex governatore del distretto 108A del LIONS e molti altri soci. Sono molto contento del treguardo raggiunto per il mio contributo all` aiuto alla cittadinanza ma anche per la mia ricerca personale contro l` ictus cardioembolico.

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Progetto: Prevenzione dell` ICTUS CEREBRALE in collaborazione col LIONS Club FVF

    L` obiettivo la Prevenzione La Fibrillazione Atriale è un importante fattore di rischio e comporta un aumento del rischio di ICTUS d...