: http://www.swissheart.ch/uploads/media/Interferenzenliste_IT.pdf
per le persone che soffrono o vogliono prevenire le malattie cardiovascolari
lunedì 18 maggio 2015
INTERFERENZE SU DISPOSITIVI CARDIACI
: http://www.swissheart.ch/uploads/media/Interferenzenliste_IT.pdf
mercoledì 6 maggio 2015
momenti di vita professionale che fanno meditare...
Ieri era un turno estenuante, infarti, cuori scompensati, cuori aritmici, insomma una notte senza fine....! Verso le prime ore del mattino arriva un mio paziente che non vedevo da mesi con un aritmia che come lui diceva "gli faceva balzare il cuore...". Dopo aver sistemato la situazione mi sono seduto dietro la scrivania per compilare delle facende burocratiche e l` ho guardato per pochi minuti senza dire nulla....
Poi lui mi ha chiesto: "Dottore le posso confidare una cosa?" Io mi sono alzato e volgendomi a lui gli ho risposto : "Mi dica" Allora lui volgendo la testa verso di me mi disse: Le confido dottore che quando vengo da lei provo la sensazione di tornare da mio padre. Leι mi ascolta, mi capisce e mi sento protetto.
Quando una persona si ammala, specie di una malattia sia acuta che cronica come sono le varie cardiopatie, riscopre molte paure e incertezze di quando era bambino. La scienza oggi propone terapie, importanti sicuramente, ma esse non sono mai una cura. La maggior parte delle volte si tende a curare la malattia. I farmaci sono uguali per tutti, ma ogni persona è diversa. La diversità dipende in gran parte dal proprio vissuto, dal diverso modo di vivere la propria malattia nel contesto delle proprie abitudini, affetti, autostima.
Un medico che si vuole comportare da padre ascolta il proprio malato con partecipazione ed è capace di compassione. Applica le conoscenze della scienza, ma ne conosce i limiti ed agisce consapevolmente di conseguenza. Dare la disponibilità ad essere contattato facilmente e facilitare questa persona affinchè si confronti con altre che hanno medesimi problemi può contribuire a ridurre le incertezze e le paure. Confessare di non sapere, ma garantire di fare ogni cosa per capire meglio, è onesto e rassicurante.
Questo vuol dire essere medico, non per diploma, ma per vocazione e impegno a resistere ad un mondo impersonale e complicato che spesso fa vacillare ogni buona volontà.
Dopo questo evento, verso la fine del turno, sono rimasto a riflettere sulla mia vita professionale....
alcuni passi sono nel link sotto
martedì 5 maggio 2015
IL PESO CORPOREO E LA DIETA NELLO SCOMPENSO CARDIACO
...continuando il capitolo alimentazione nello scompenso cardiaco cercherò di fare il punto sull` importanza del mantenimento del peso corporeo corretto e sulla dieta da impostare in un paziente scompensato...
Il peso corporeo normalmente esprime l’equilibrio fra la quantità! di calorie introdotte con l’alimentazione e quelle consumate con l’attività! fisica. Qualora si sia in sovrappeso o addirittura obesi è necessaria una dieta mirata per avvicinarsi, quanto più possible, al peso forma. Il peso in eccesso infatti, nello scompenso cardiaco, aumenta il lavoro del cuore oltre a rendere il fabbisogno di “pillole” maggiore rendendo così più problematica una vita normale. Tuttavia l’aumento del peso, specialmente se rapido, può anche essere causato dall’accumulo di liquidi nei tessuti corporei quando l’efficienza del cuore viene meno e rappresenta pertanto un importantissimo segno che il cuore sta attraversando una fase di difficoltà e deve essere aiutato per evitare il rischio di uno scompenso acuto e la necessità di ricovero ospedaliero. A tal fine è fondamentale la misurazione giornaliera del peso corporeo ( possibilmente la mattina, sempre alla stessa ora, a digiuno ) e la sua annotazione sull’apposito diario che ogni paziente deve conservare . Un progressivo aumento del peso di circa mezzo kg al dì per diversi giorni consecutivi deve essere considerato un importante campanello d’allarme e deve essere tempestivamente segnalato al vostro curante. La dieta deve essere personalizzata in funzione della presenza o meno di altre patologie quali ad esempio il diabete, le dislipidemie o l’insufficienza epatica e renale e deve tendere , ove necessario, a riportare il peso verso quello ideale. Nella dieta dello scompensato deve tuttavia essere rivolta particolare attenzione all' uso eccessivo di sale ed optare alla sua drastica riduzione che tende a peggiorare il quadro di compenso, elevare la pressione arteriosa, e a contrastare molti farmaci quali ad esempio i diuretici. E’ quindi buona norma ridurre il sale sia durante la cottura che a tavola (non tenere il sale a tavola), sostituire il sale con spezie o utilizzare sostituti del sale a ridotto contenuto di sodio ( tipo novosal ). E’! necessario ridurre anche i cibi ricchi di sale: insaccati, salmone affumicato, formaggi stagionati, formaggini, patè di fegato, latte in polvere, alimenti in scatola, dado da cucina. Evitate di fare pasti abbondanti che rappresentano per il cuore uno sforzo eccessivo, frazionateli, tenetevi leggeri la sera e non coricatevi subito dopo la cena. Preferite bere acqua oligominerale riducendo il suo apporto (se non altrimenti specificato ) a non più di 1,5 litri die anche in funzione della stagione. L’uso di alcolici deve essere limitato, se non altrimenti controindicato ( come ad esempio nelle forme di scompenso da alcool o in corso di insufficienza epatica ) ad un bicchiere di vino ai pasti; l’uso di superalcolici deve essere assolutamente evitato.
lunedì 4 maggio 2015
LO SCOMPENSO CARDIACO
Lo scompenso cardiaco si determina quando il cuore perde la capacità di pompare sangue in tutto il corpo in maniera adeguata alle richieste dell’organismo. A provocare l’insorgenza della patologia sono generalmente un evento cardiovascolare come l’infarto o patologie cardiache pregresse che modificano la struttura del cuore. Anche diabete mellito, ipertensione non controllata, malattie infettive, possono essere coinvolte.
Affanno, mancanza di fiato, con crescente riduzione della tolleranza alla fatica, edema, ritenzione di liquidi sono i sintomi più frequenti. La malattia ha carattere progressivo: i pazienti vanno di solito incontro a episodi acuti la cui gravità e frequenza aumentano nel corso del tempo con progressivo peggioramento fino alla morte.
Si stima che il tasso di mortalità sia del 30% a un anno dalla diagnosi, 50% a 5 anni. Per prevenire il peggioramento della malattia o l’evoluzione verso lo scompenso di altre condizioni è fondamentale controllare i fattori di rischio, come fumo, diabete, pressione, colesterolo e glicemia, e adottare un adeguato stile di vita basato su dieta sana e attività fisica regolare.
Quando si verificano i sintomi di scompenso cardiaco, una persona su quattro lascia passare una settimana o più prima di consultare un medico, oppure non chiede affatto assistenza medica.
Rilevanti le conseguenze sul servizio sanitario. «A soffrire di scompenso cardiaco in Italia sono circa 600.000 persone e si stima che la sua prevalenza nella popolazione cresca in maniera esponenziale con l’età: meno dell’1% sino a 60 anni, il 2% tra i 60 e i 70 anni, il 5% tra i 70 e gli 80, attestandosi a oltre il 10% dopo gli 80 anni – afferma Luca Baldino, Direttore Generale della AUSL di Piacenza – l’ospedalizzazione di questa tipologia di pazienti assorbe circa il 70% dei costi globalmente sostenuti per la malattia. I ricoveri per scompenso sono aumentati di circa il 50% negli ultimi dieci anni e attualmente il DRG 121 è il secondo per numero di ricoveri e il primo per numero di giorni di degenza. La riospedalizzazione è di circa il 20% a trenta giorni e del 50% a sei mesi. In termini economici, in Italia i costi per i soli ricoveri ospedalieri in acuzie ammontano a quasi 550 milioni di euro l’anno, pari al 2% del valore complessivo dei ricoveri e allo 0,5% della spesa sanitaria complessiva».
A dispetto del suo impatto clinico, sociale ed economico, lo scompenso cardiaco è una patologia ancora largamente sottovalutata, con conseguenze rilevanti sui pazienti, sulla loro qualità di vita, sulle famiglie e sulla spesa sanitaria.
Comunque la migliore ricetta è MEGLIO PREVENIRE CHE CURARE...!
Per cui in caso di necessità rivolgersi sempre al cardiologo di fiducia oppure contattatemi.
Un caro saluto
Comunque la migliore ricetta è MEGLIO PREVENIRE CHE CURARE...!
Per cui in caso di necessità rivolgersi sempre al cardiologo di fiducia oppure contattatemi.
Un caro saluto
domenica 3 maggio 2015
UNA NUOVA CRITICITA CARDIOLOGICA CHE SI PUO PREVENIRE ....
TROMBOEMBOLIA POLMONARE.
Vi presento oggi un caso tipico di tromboembolia polmonare di un paziente di 74 anni giunto alla mia osservazione ieri notte al PS dell` ospedale a causa di difficoltà alla respirazione (dispnea) e palpitazioni. Il paziente riferiva una storia di neoplasia polmonare sotto trattamento con antineoplastici. Rimaneva a letto a casa perchè si sentiva debilitato dopo la seconda seduta di antineoplastici 7 gg prima ad un ospedale vicino.
All' entrata al PS e` stato eseguito ECG che vedete nel video che segue
Subito dopo l' esecuzione dell' ECG che vedete il paziente ha presentato arresto cardiocirdolatorio dal quale è uscito con successo dopo defibrillazione con 250 Joules !!!
Ho eseguito rapidamente (data la criticita del paziente) un ecocardiogramma che vedete nel video sotto
Nel video sopra si nota l' eccessiva dilatazione del ventricolo destro con allineamento del setto interventricolare a causa del sovraccarico pressorio e nello stesso tempo una ipertensione polmonare come si misura dall' insufficienza della valvola tricuspide.
La diagnosi è stata successivamente confermata con una TAC angio' polmonare la quale riscontrava una tromboembolia massiva del ramo sinistro dell' arteria polmonare.
Fattori di rischio
Chiunque può soffrire di trombosi e quindi di embolia polmonare, però ci sono alcuni fattori in grado di aumentare il rischio.
Immobilità protratta
I trombi e gli emboli si formano con maggiori probabilità negli arti inferiori durante i periodi di inattività, ad esempio durante:
- Riposo a letto. Essere costretti a letto per un periodo protratto dopo un intervento chirurgico, un attacco cardiaco, una frattura alle gambe o qualsiasi altra malattia grave vi rende molto più soggetti alla formazione di trombi.
- Viaggi lunghi. Stare seduti in spazi ristretti durante un viaggio lungo in auto o in aereo rallenta la circolazione sanguigna e quindi favorisce la formazione di trombi negli arti inferiori.
Età
Gli anziani presentano un maggior rischio di trombosi. Tra i fattori di rischio ricordiamo:
- Malfunzionamento delle valvole. Le minuscole valvole presenti all’interno delle vene fanno circolare il sangue sempre nella giusta direzione, però tendono a degradarsi con il passare degli anni. Se non funzionano bene, il sangue tende a ristagnare e a volte si possono formare i trombi.
- Disidratazione. Gli anziani sono più a rischio di disidratazione, quindi il loro sangue si addensa più facilmente e i trombi si possono formare con maggior frequenza.
- Problemi di salute. Gli anziani hanno anche maggiori probabilità di avere problemi di salute che li rendono più soggetti ai fattori di rischio indipendenti per la trombosi; ad esempio possiamo ricordare gli interventi di sostituzione delle articolazioni, i tumori o le patologie cardiache.
Precedenti familiari
Sarete più a rischio per quanto riguarda la trombosi se voi stessi o un qualsiasi membro della vostra famiglia ha sofferto di trombosi o di embolia polmonare in passato. Questo fatto probabilmente è dovuto a disturbi ereditari della coagulazione che possono essere diagnosticati nei laboratori specializzati.
Interventi chirurgici
Gli interventi chirurgici sono una delle cause principali dei problemi di coagulazione, soprattutto gli interventi di sostituzione delle articolazioni del bacino e del ginocchio. Durante la preparazione delle ossa su cui verranno innestate le articolazioni artificiali, i frammenti di tessuto possono entrare in circolo e contribuire alla formazione di un embolo. La semplice immobilità durante un qualsiasi intervento, poi, può provocare la formazione di trombi ed emboli. Il rischio aumenta all’aumentare del tempo trascorso sotto anestesia generale.
Patologie
- Patologie cardiache. L’ipertensione e le malattie cardiovascolari aumentano il rischio di formazione di emboli.
- Gravidanza. Il peso del bambino che grava sulle vene del basso ventre è in grado di rallentare la circolazione venosa proveniente dalle gambe. La formazione degli emboli, infatti, è più probabile quando la circolazione è rallentata o il sangue ristagna.
- Tumori. Alcuni tumori, soprattutto quelli del pancreas, delle ovaie e dei polmoni, sono in grado di aumentare la quantità delle sostanze che permettono la coagulazione del sangue e la chemioterapia rende il rischio ancora maggiore. Le donne con precedenti di tumore al seno in terapia con tamoxifene o raloxifene hanno maggiori probabilità di soffrire di trombosi ed embolia.
Stile di vita
Fumo. Per motivi non ancora del tutto chiari, l’uso di tabacco predispone alcune persone alla formazione di trombi, soprattutto quando sussistono anche altri fattori di rischio.
Sovrappeso. Il peso in eccesso aumenta il rischio di formazione di emboli, soprattutto tra le donne che fumano o che soffrono di ipertensione.
Terapia ormonale. Gli estrogeni contenuti nella pillola anticoncezionale e somministrati durante la terapia ormonale sostitutiva sono in grado di aumentare la quantità delle sostanze responsabili della coagulazione, soprattutto se fumate o se siete sovrappeso.
Tutti i fattori sumenzionati possono contribuire allo sviluppo della sudetta patologia.
COME PREVENIRE
Prevenire la formazione di trombi nelle vene profonde degli arti inferiori (trombosi venosa profonda) aiuta a prevenire l’embolia polmonare. Alcune misure preventive possono essere adottate durante il ricovero in ospedale, mentre altre sono semplici precauzioni di cui il paziente si deve far carico.
Nell' ospedale la terapia con eparina o warfarin (Coumadin®). Gli anticoagulanti come l’eparina e il warfarin sono somministrati ai pazienti a rischio di trombosi prima e dopo gli interventi chirurgici, ma anche a chi viene ricoverato in ospedale dopo un attacco di cuore, un colpo apoplettico o per le complicazioni di un tumore.
Calze elastiche a compressione graduata. Le calze elastiche esercitano una pressione costante sulle gambe, aiutando le vene e i muscoli delle gambe a migliorare l’efficienza della circolazione sanguigna. Sono un modo sicuro, semplice ed economico per impedire il ristagno del sangue dopo qualsiasi intervento chirurgico.
Uso di massaggiatori venosi. I massaggiatori venosi sono cuscinetti che stringono la gamba fino alla coscia o fino al polpaccio e si gonfiano automaticamente a intervalli di pochi minuti per massaggiare e comprimere le vene delle gambe e migliorare la circolazione.
Attività fisica. Ricominciare a muoversi il prima possibile dopo un intervento chirurgico può aiutare a prevenire gli eventi tromboembolici e a velocizzare il processo di guarigione. Questo è uno dei motivi per cui le infermiere potrebbero spingervi ad alzarvi e camminare nonostante il dolore nella zona in cui siete stati operati.
TERAPIA
Iniziare il prima possibile la terapia contro l’embolia polmonare è essenziale per prevenire le complicazioni gravi o la morte. Questa si effettua solamente in ambiente ospedaliero.
I FARMACI USATI SONO:
Anticoagulanti. L’eparina ha un effetto quasi immediato e di solito viene somministrata tramite iniezione. Il warfarin (Coumadin®) è in commercio sotto forma di compresse. Entrambi prevengono la formazione di nuovi trombi, ma sono necessari alcuni giorni prima che il warfarin inizi a fare effetto. Tra i rischi ricordiamo il sanguinamento gengivale e la formazione frequente di lividi.
Fibrinolitici (trombolitici). I trombi di solito si dissolvono per conto proprio, però esistono particolari farmaci in grado di dissolverli velocemente. I farmaci che distruggono i trombi e gli emboli possono causare emorragie improvvise e gravi, quindi di solito sono riservati per le situazioni di vita o di morte.
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